Le pensioni per i giovani sono il nuovo argomento che interessa il governo, nello specifico si parla di introdurre una pensione minima di garanzia pari a 650 euro mensili per chi ha maturato almeno 20 anni di contributi ma non riesce comunque a raggiungere quella soglia.
Stefano Patriarca, consigliere economico del palazzo Chigi dichiara: “L’introduzione di un tetto minimo di pensione garantita per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1 gennaio 2016, in particolar modo se si tratta di soggetti con carriere discontinue, è un’opportunità da non sottovalutare. Bisogna creare un fondo di solidarietà per il sostegno alle basse contribuzioni.”
Continua: “Immaginiamo, 650 euro per chi ha 20 anni di contributi che possono aumentare di 30 euro al mese fino ad un tetto massimo di 1.000 euro”.
Come funzionerebbero le pensioni?
In pratica, la nuova modalità pensionistica avrà delle regole e dei tetti definiti: 650 euro per chi potrebbe andare in pensione a 70 anni e con almeno 20 anni di contributi, avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale invece dell’attuale 1,5.
Quindi chi non avrà altri redditi oltre a questa pensione, potrà cumularla con una parte dell’assegno sociale perché la pensione conterà non più per due terzi, ai fini dei requisiti di reddito per accedere all’assegno stesso, ma il 50%.
In questo modo, secondo i calcoli del governo, i 535 euro base di pensione potrebbero salire intorno ai 660 euro mese.
Petriccioli, segretario confederale della Cisl afferma: “Sarebbe anche necessario rimuovere il vincolo che che lega la possibilità di pensionamento a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia minima della pensione pari a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale in modo da eliminare l’aggancio dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita”.