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stipendio in ritardo

Stipendi non pagati: tutela dei lavoratori

Se i datori di lavoro non rispettano la regolarità della busta paga, i tempi di versamento degli stipendi o il pagamento corretto della retribuzione, il lavoratore può appellarsi a varie forme di tutela per garantire il recupero dei crediti dovuti.

Di seguito alcuni consigli e modalità per tutelarsi da un datore di lavoro moroso.

Firma della busta paga

Al momento del rilascio della busta paga, al lavoratore è chiesto di firmare tale documento. Le firme che si possono apporre sono due:

  • Firma per quietanza, ovvero quando si dichiara di aver ricevuto l’accredito dello stipendio;
  • Firma per presa visione, in cui si dichiara di aver preso visione e come ricevuta della busta stessa.

La prima precauzione che deve seguire il lavoratore è quella di non firmare “per quietanza” la busta paga se, contestualmente, non gli viene versato lo stipendio.

Conciliazione

In caso di controversie non risolvibili in modo semplice, il lavoratore può rivolgersi alla Direzione Territoriale del Lavoro e fare una richiesta di conciliazione che può essere:

  • Facoltativa: il lavoratore presenterà una richiesta scritta, la commissione convocherà le due parti in udienza in modo che possano trovare un accordo;
  • Monocratica: in caso di mancato accordo, gli Ispettori del Lavoro avvieranno una verifica direttamente presso la sede

Se le parti trovano un accordo, il relativo verbale è titolo esecutivo nei confronti del datore di lavoro. Il lavoratore non ha bisogno di assistenza legale per rivolgersi alla DTL.

Messa in mora

Il lavoratore, anche con un semplice sollecito scritto può mettere in mora il datore di lavoro, fatta eccezione per specifici casi:

  • il debito deriva da fatto illecito;
  • il debitore ha dichiarato di non voler eseguire l’obbligazione;
  • Se il debitore è deceduto prima della scadenza.
Dimissioni per giusta causa

Il lavoratore che non riceve gli stipendi è legittimato a dimettersi senza preavviso, specificando nella causale “mancato pagamento del salario”. Le dimissioni in questo caso, saranno da considerarsi per giusta causa e l’ormai ex dipendente potrà beneficiare del sussidio di disoccupazione.

Decreto ingiuntivo

Un procedimento breve in cui il tribunale emette un ordine di pagamento al datore di lavoro che dovrà rispondere entro 40 giorni.

Causa

Se il dipendente non ha certificazioni scritte, contratto di lavoro o lettera di assunzione, può avvalersi della causa ordinaria e dimostrare con buste paga o altri documenti che attestino il rapporto di lavoro per citare il suo datore. In assenza di prove scritte, può anche richiedere prove testimoniali.

Esecuzione forzata e fallimento

Quando il datore di lavoro nonostante l’esito di una causa o decreto ingiuntivo non intende pagare il lavoratore, quest’ultimo può appellarsi a due soluzioni:

  • Dichiarazione di Fallimento: l’INPS rimborserà il TFR e gli ultimi 3 stipendi e per la restante parte il lavoratore dovrà insinuarsi al passivo del fallimento;
  • Esecuzione Forzata dei beni posseduti dal datore di lavoro.

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