Dal 1° luglio 2017 Equitalia sarà sostituita dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione e potrà mettere le mani direttamente nei conti di contribuenti e imprese per recuperare le somme necessarie a coprire tutte le cartelle non pagate.
Si aziona il procedimento introdotto dalla riforma Renzi del 2016, che mira a velocizzare tutte le operazioni di riscossione con il pignoramento diretto del conto corrente, stipendi, TFR e pensioni.
Il nuovo ente (Agenzia delle Entrate-Riscossione), grazie all’interconnessione tra più banche dati potrà accedere all’anagrafe dei rapporti finanziari in modo da esaminare i depositi, i titoli, la giacenza, i tipi di movimento sul conto e tutte le informazioni relative al debitore e potrà attingere anche alle informazioni dall’anagrafe tributaria esaminando i redditi, gli stipendi e la posizione lavorativa.
Già dal 2005 era attivo un procedimento normativo che prevedeva il pignoramento diretto, ma la stessa Equitalia ha specificato i limiti entro cui il pignoramento può avvenire in automatico sui crediti del debitore.
In pratica, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione in primis notifica la carella esattoriale, se passati 60 giorni dalla notifica il debitore non ha risposto, l’ente potrà accedere al pignoramento del conto riscuotendo la somma necessaria per il saldo (pari al debito).
Non è necessario un ricorso preliminare del giudice, ma non è escluso che lo si può chiamare in causa per opposizione al pignoramento.
Inoltre, per debiti fino a € 1.000, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione aspetterà altri 120 giorni ed invierà un ulteriore avviso, prima di intraprendere un’azione di pignoramento.
Quindi, il debitore avrà sempre un preavviso e un lasso di tempo per poter evitare il pignoramento del conto corrente.
Infine, permane il divieto di pignorare l’unico immobile di proprietà del debitore (se non è accatastato A8 o A9, se il suo uso è a scopo abitativo e se in quest’ultimo il contribuente ha la residenza) e le soglie di pignoramento dello stipendio (fino a un decimo per debiti fino a 2.500 euro, pari a un settimo per debiti da 2.501 a 5 mila euro ed un quinto per debiti oltre i 5 mila euro.